Una delle due prof. che ho avuto nel trimestre gennaio-febbraio-marzo, una donna eccezionale, una volta ci ha proposto la lettura di un brano fuori programma, da lei personalmente scelto.
Mi ha colpito, così ho pensato di tradurvi qui il punto saliente.
Per quanto l'autore sia il siriano Al-Kawakibi, che scriveva queste cose a fine '800 avendo in mente la tirannide dell'impero ottomano, è facile capire come queste righe possano stare a cuore a una tunisina che ha vissuto tutta la sua vita sotto dittatura, e che per di più fa l'insegnante. Ora capirete perché.
<< Il dittatore si permette di
governare le persone secondo la sua volontà, non secondo la loro, e
le processa in base al suo capriccio, non alla loro legge; sa di
essere un usurpatore e un violatore, e preme i tacchi sulle bocche di
milioni di persone, bloccandone le parole di diritto e le continue
rivendicazioni.
Il dittatore è nemico del diritto,
nemico della libertà e assassino di entrambi; il diritto è il padre
dell'umanità e la libertà è la madre, le persone comuni sono i
bambini orfani che dormono ignari, e gli intellettuali sono
i loro fratelli maggiori: se li svegliano, quelli si scuotono; se li
invitano, quelli rispondono.
Il dittatore oltrepassa il limite
perché non vede ostacoli: se l'oppressore vedesse una spada al
fianco dell'oppresso quando si accinge a compiere l'ingiustizia, ci rinuncerebbe - come si suol dire, "bisogna essere
pronti alla guerra per impedirne lo scoppio".
Il dittatore costringe la gente a
legittimare la bugia, l'imbroglio, l'inganno, l'ipocrisia, il
servilismo, la repressione dei sentimenti e l'automortificazione. Ne
consegue che egli educa la gente a tutte queste buone qualità. Onde
per cui, i padri vedono la fatica che fanno per educare i loro figli
- l'educazione primaria - andare inesorabilmente a vuoto, prima o
poi, sotto i piedi dell'educazione della dittatura, così come era
stata vana, a sua volta, l'educazione che a loro avevano dato i loro
padri. Perché gli schiavi di un potere che non ha limiti non sono
padroni di loro stessi, né sono sicuri di educare i propri figli
alla loro maniera, bensì allevano struzzi per i dittatori, aiutanti
di questi ultimi contro i padri stessi. In verità i figli, in epoca
di dittatura, sono catene di ferro che legano i padri ai picchetti
dell'ingiustizia, dell'umiliazione, della paura e della costrizione,
perciò la riproduzione della specie in quanto tale, in tempo di
dittatura, è un'idiozia, e preoccuparsi dell'educazione è una
doppia idiozia.
Dice il poeta:
Se continua così e non avviene un cambiamento
non si piangono i morti e non si festeggiano le nascite.>>
Da Abd al-Rahman al-Kawakibi, Caratteristiche della tirannide e fine della schiavitù (طبائع الاستبداد ومصارع الاستعباد), 1902.