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mercoledì 6 febbraio 2013

Forse.

Il post precedente è stato da me scritto nei giorni scorsi, e si concludeva con un qualche genere di ottimismo: ottimismo che oggi sta registrando i suoi minimi storici, dissipato da una nube di lacrimogeni...
Questa mattina Chokri Belaid, un leader del Fronte Popolare (الجبهة الشعبية), insieme di partiti di opposizione di sinistra, è stato assassinato a colpi di pistola mentre usciva di casa. Ieri era apparso in tv e aveva mosso delle accuse al governo di Ennahdha, denunciando in particolare la presenza di milizie armate che compiono atti di violenza nei confronti delle forze di opposizione. Appunto.
Non è il primo omicidio politico, qualche mese fa membri di Ennahdha hanno ammazzato di botte un coordinatore locale del partito Nida' Tunes a Tataouine, nel profondo sud.
Abbiamo appreso la notizia stamattina in classe alle 9, ascoltando il notiziario alla radio con la prof., come facciamo ogni giorno. Un clima di incredulità e di gravità ha caratterizzato le ore successive; a un certo punto abbiamo sentito dall'aula voci di manifestanti che sfilavano in corteo.
All'uscita di scuola io e due amiche, sconvolte, ci dirigiamo verso il centro per vedere la manifestazione, e troviamo un grandissimo sit-in davanti al ministero dell'interno. Un senso di déjà vu pazzesco. Tra gli slogan che ho sentito: "Il popolo vuole abbattere il regime" (الشعب يريد إسقاط النظام), "Pane e acqua, no a Ennahdha" (خبز و ما و نهضة لا), "Ministero dell'Interno, ministero terrorista" (وزارة الداخلية وزارة إرهابية) e soprattutto un più che appropriato "No alla paura, no al terrore, il potere appartiene al popolo" (لا خوف, لا رعب, السلطة ملك الشعب).
Non faccio in tempo a pensare meno male che almeno c'è tutta questa gente indignata, che vedo qualche lancio di bottiglie di plastica e, immediata, la risposta della polizia: gente che scappa all'impazzata nella mia direzione, panico, sento gli spari e per un attimo mi invade il terrore, prima di realizzare che sono "solo" lacrimogeni. Accanto a me gente di ogni tipo, studenti, ragazzini, militanti del Fronte Popolare, donne con il velo, donne anziane. Mi giro a guardare indietro mentre corro e nella strada c'è un vuoto, persone che cadono per terra e poliziotti che danno loro addosso coi manganelli.
In breve la folla è dispersa.

Puoi leggere qui, qui e qui.

E adesso, che succede?


lunedì 14 gennaio 2013

Oggi, due anni fa (parte 2)

Possiamo mettere in dubbio che ci sia davvero qualcosa da celebrare in questo anniversario - lavoro e dignità non sembrano essere pervenuti, le famiglie dei cosiddetti martiri chiedono ancora giustizia, e anche sulla libertà d'espressione, forse l'unica conquista da quello storico giorno, ci sarebbe tuttavia da dire.
Possiamo discutere su quanto sia veramente cambiato e su quanto la strada sia lunga.
Possiamo affermare con certezza che la Tunisia non è tutta gelsomini e fiori.
Però, intanto, se non avete visto questi video all'epoca in tempo reale, dovete vederli adesso.
Oggi, due anni fa.

 
 
 
Video storico davanti al ministero dell'interno: "Dégage" ("Vattene!")



 Questo è per rendervi conto di quanta gente c'era (praticamente tutti quelli che conosco erano lì...). Qui cantano l'inno nazionale ("Se un giorno il popolo vuole vivere/ il destino deve rispondere/ la notte deve dissiparsi/ e le catene devono spezzarsi") oltre che slogan come "Il popolo vuole cacciare Ben Ali" e "Potere al popolo".



 "Sono libera e la mia parola è libera"



 

Altro video storico: un avvocato esce sull'avenue deserta, di notte, violando il coprifuoco, e urla a tutti la notizia. "Tunisini! Siete liberi! Viva la Tunisia libera! Ben Ali il criminale è scappato! Ben Ali il ladro! Ben Ali il cane! Viva il popolo tunisino! Viva la libertà!". Alcune donne riprendono la scena dalla finestra e piangono.