giovedì 25 aprile 2013

"La politica senza cultura non è che rovina dell'anima"

...parole di Selma Hajji, che ha vissuto con me da ottobre a marzo e alla quale, ora che non siamo più coinquiline, devo dedicare qualche riga!
Conosciuta tramite un amico di più vecchia data - di cui spero di parlare prossimamente, essendo lui un personaggio estremamente interessante (aggiornamento: ne parlo qui) - ha 22 anni e studia scultura all'accademia di belle arti di Tunisi.

 

                                                  Nella nostra ex-casa in preda a un attacco d'arte delle ore 02.05 di notte.


Quando l'ho incontrata la prima volta si era appena rasata i capelli a zero. A chi le chiedeva "Ma che hai fatto?!" rispondeva cose come "Voglio vedere come faranno adesso i salafiti a dirmi che devo coprirmi i capelli!" o "Sai, ho un cancro nell'anima." Provocazioni a parte, la faccenda è più profonda di quanto sembri: a scatenare il gesto è stata una vicenda tunisina dello scorso settembre, in cui una ragazza è stata violentata da due poliziotti, e ad essere condannati non sono stati solo questi ultimi per stupro, ma inizialmente anche lei per oltraggio alla morale (stava infrattata col fidanzato nella macchina parcheggiata; se non sapete nulla di questa storia che ha fatto indignare mezza Tunisia, potete leggere per esempio qui). Da qui sono seguite, nella capoccia di Selma, considerazioni sulla visione della donna come demonio seduttore; sulla 'awra (vedi due post fa); sull'effettiva necessità di discutere di quante ciocche di capelli possano o non possano fare capolino dal velo, o quanti centimetri una gonna possa essere sopra o sotto il ginocchio per costituire nella testa di alcuni un invito sessuale, o una giustificazione alla molestia o alla violenza; su come la religiosità dovrebbe essere un fatto interiore e non di posa o vestiario, e la morale non dovrebbe misurarsi, ad esempio, con la maggiore o minore visibilità di capelli lunghi e fluenti, segno della seduzione per eccellenza tra i maschioni di queste parti: come se una donna femminile e seducente non potesse essere una buona musulmana di sani principi morali...o come se, invece, coprendo più pelle o privando una donna dei capelli ne eliminassimo automaticamente la femminilità e il sex appeal. Quindi adesso mi taglio tutti i capelli e vediamo un po': è andata così.

La sua prima opera che ho visto è stata questa:


Si trattava di una mostra collettiva che doveva avere come tema il colore nero; Selma ha scelto di rappresentare una "vedova nera", che però non è più costretta, come la biologia vorrebbe, ad assassinare e sbranare il partner dopo l'accoppiamento per assicurarsi la forza necessaria alla deposizione delle uova, perché è dotata di preservativi e quindi entrambi lui e lei possono vivere sereni. Si potrebbe obiettare che così la nostra eroina evita sì la morte del compagno e la vedovanza, ma anche la maternità e la procreazione...ma qui stiamo parlando della Tunisia, ricordate? Non è così banale, qui, ribadire che la donna non è solo matrimonio casa e figli; e quest'opera, come lascia intendere la didascalia, parla di libertà di scelta.


Poi fa opere sui temi del piccolo, del quotidiano, del brutto e del disgustoso, perché secondo lei lì in realtà c'è la vera vita, prendete ad esempio questa serie di sculture in resina che rappresentano gomme da masticare:




Queste sono gomme vere, ciascuna sotto teca col nome del masticatore che l'ha sputata: come fossero i ritratti delle persone di cui...hanno fatto parte.

Lo stesso dicasi per questo video dal titolo "Sputo":


Il Goethe Institut di Tunisi ha indetto un concorso perché degli artisti decorassero con le loro opere la facciata dell'istituto stesso, ciascuno per un periodo di un mese.
Selma è stata tra gli artisti selezionati e premiati - qui potete leggere un'intervista a lei fatta dai crucchi per l'occasione - e la sua opera è stata questa:


E' un fotomontaggio (poi stampato in un formato enorme e appeso alla facciata) sulla base di una foto dell'89 della caduta del muro di Berlino (questa), in cui c'è un parallelo con la rivoluzione tunisina, dato dalla parola "Dégage" fotoscioppata sul muro, ma in cui, soprattutto, al posto dei soldati che abbattono il muro, al centro, si vedono personaggi della cultura e dell'arte sia tedeschi che tunisini, come Nietzsche, Fritz Lang, Aboul Qacem Echebbi - il poeta nazionale tunisino, che guida il gruppo e che è contrassegnato dall'unico elemento rosso, sulla capoccia. Perché la rivoluzione culturale dovrebbe venire prima della rivoluzione politica o delle armi, anzi, perché "la politica senza cultura non è che rovina dell'anima"!

martedì 23 aprile 2013

Basta un poco di zucchero

Lo sapevate? In Tunisia la pillola del giorno dopo la danno normalmente in farmacia come l'aspirina. Senza ricetta. L'avreste detto che su questa cosa stanno più avanti di noi?