mercoledì 12 giugno 2013

Corsari!

Quando soggiornai per la prima volta in Tunisia, quasi tre anni fa, un giorno che mi trovavo a Tabarka e che chiesi il motivo della presenza in quel posto di un fortino genovese, mi furono raccontate un sacco di storie di corsari. Tipo che nel XVI secolo c'era questo temutissimo Barbarossa, corsaro e ammiraglio della flotta ottomana di base in Tunisia, che imperversava per le coste di tutto il Mediterraneo e che, una volta, diede la città di Tabarka ai genovesi per riscattare il suo fidato Dragut, che quelli avevano preso in ostaggio.

Però i corsari di cui voglio parlare qui...sono altri.

A introdurmi nel mondo del cyberattivismo in Tunisia è stato l'amico Aymen, ateo, anarchico, ingegnere informatico free-lance e hacker, conosciuto a inizio 2012, a un anno esatto dalla "rivoluzione". Come Barbarossa, adesso scorrazza libero per il mondo, nel senso che ha avuto una borsa da un'università svedese per sviluppare il suo personale progetto, che si chiama il "partito 2.0". Certo, per un giovane pirata informatico, per di più metallaro, la Svezia è il paradiso. Salvo, poi, quando la natura africana che è in lui si ribella al piattume e al gelo del nord e veleggia verso altre mete. Al  momento, il nostro si è appena spostato in Francia. Perché quando un tunisino conquista un visto Schengen, non lo ferma più nessuno. Un pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel (cit.).

Ma torniamo a noi e alla comunità di "hacktivisti" in Tunisia: già prima della rivoluzione, dei ragazzi sostenitori dell'open source, del software libero, e delle libertà digitali - sì, mi sono dovuta documentare anche io sul significato esatto di queste parole - pur senza essere un gruppo strutturato, si ritrovavano e si confrontavano attraverso blog, chat e mailing list, in clandestinità e sotto la paura costante della sorveglianza del regime sul web.
Dopo la rivoluzione, è stato più facile associarsi "ufficialmente".
Premettiamo che uno degli attivisti in questione, un famoso blogger di nome Slim Amamou, dopo essere stato arrestato durante la rivoluzione, è stato poi nominato addirittura segretario alle politiche giovanili nei primi governi provvisori di Mohamed Ghannouchi e poi di Beji Caid Essebsi. E' stato in carica da gennaio a maggio 2011 e poi ha dato le dimissioni, nauseato.
A parte questa storia, una delle prime iniziative della comunità piratesca è stata, appunto un anno dopo la rivoluzione, l'apertura di uno HackerSpace, definito come "uno spazio di lavoro collaborativo e creativo per lo sviluppo di progetti scientifici, tecnici e artistici". E' stato il primo nel mondo arabo (qualche info sugli altri qui). Questo è il loro "wiki" messo a disposizione di chiunque voglia saperne di più o anche partecipare in prima persona.
Inizialmente, lo spazio fisico per questo progetto è stato offerto da Nawaat, famoso blog collettivo di informazione che lottava contro la censura già da prima della rivoluzione (l'ho già linkato più volte). Poi c'è stato qualche screzio.
Tra le iniziative nate in seno allo HackerSpace tunisino vi sono:

- i progetti OpenGov.tn e Open Tunisia che si battono, da una parte, per la divulgazione di informazioni tratte da fonti governative, per arrivare alla trasparenza dell'operato dello Stato davanti ai cittadini, e dall'altra per la partecipazione diretta dei cittadini stessi alla politica tramite mezzi informatici: non sono concetti nuovi, bensì sono quelli portati avanti dai partiti pirati in varie parti del mondo...magari ne sapete più di me. Da quello che posso capirne io, in questa utopia il governo dovrebbe essere più o meno come una gigantesca wikipedia, a disposizione di tutti e modificabile tramite le proposte e correzioni di tutti;

- il lancio del Telecomix tunisino, parte del progetto mondiale Telecomix, che mira a garantire un libero flusso di dati, senza censura e senza prendere le parti di nessuno.
Cito dal loro sito: "Telecomix is a sociocyphernetic telecommunist cluster of internet and data loving bots and people, always striving to protect and improve the internet and defend the free flow of data. Telecomix, just like the Internet, knows no borders technological or territorial. We have no specific agenda, IRCocratic leadership and no pre-determined practices. We are an occurance rather than a group; a siphonophoric organism transmitting its genome through memes and imitation rather than through rules and regulations. We are in love with the internet, we call this datalove, and if you want, you can join us simply by stepping into our chat below".

Tra le azioni più rilevanti di Telecomix, vi sono stati il tentativo di rompere il blackout dei mezzi di comunicazione in Egitto nei giorni delle prime proteste di piazza Tahrir, e di consentire, tutt'ora, un libero passaggio di informazioni dalla Siria - Telecomix ha, tra l'altro, fatto uscire allo scoperto una compagnia che fornisce servizi di sorveglianza web - la Blue Coat Systems - dimostrandone l'implicazione nel controllo della rete in Siria;

-  la stesura dello statuto del Partito Pirata tunisino (حزب القراصنة). Inizialmente clandestino, perché il Ministero dell'Interno non poteva ufficializzare un partito che non presentava né nomi dei dirigenti né strutturazione gerarchica interna, ma che si basa piuttosto su principi di orizzontalità, di uguaglianza totale nel processo decisionale e di pari possibilità di partecipazione per tutti (vedi qui), ha poi accettato di stare alle regole formali della burocrazia e adesso è legale e riconosciuto: si candiderà alle elezioni del 2018.

Una delle campagne promosse da questa nuova formazione politica è quella contro l'inserimento nella futura costituzione tunisina di un articolo che tutela la proprietà intellettuale. I pirati ritengono che copiare sia un diritto umano. Per di più, il Dipartimento di Stato americano sostiene indirettamente in Tunisia una campagna di sensibilizzazione nazionale contro la contraffazione. Il che, alla fin fine, non ha niente a che vedere con la salvaguardia delle idee, bensì coi profitti dei grandi marchi. In più, stiamo parlando della Tunisia...ripeto, la Tunisia: uno dei paesi in cui gira più roba tarocca al mondo! Eliminare questo mercato vorrebbe dire mandare sul lastrico migliaia di famiglie, nonché impedire a gran parte della popolazione l'utilizzo di strumenti tecnologici (quanti si possono permettere qua il cellulare originale?) o anche solo dei libri universitari (di norma fotocopiati a destra e a manca per risparmiare). Quindi cosa hanno fatto i pirati? Sono andati dritti a far firmare la loro contro-campagna di protesta...ai negozianti di dvd tarocchi. Cliccare qui per approfondire la vicenda.

Su tuuuuutte queste storie di pirati nerd qua che vi ho raccontato, potete leggere questo articolo qua, che fra le altre cose pone una domanda importante: per quanto giusto, quanto ha senso parlare di open source, open data, cyberdemocrazia eccetera, quando qui c'è non solo chi non ha un computer, ma anche chi non sa proprio leggere e scrivere, e che ha problemi ben più pressanti, come la disoccupazione e la fame?

Per quanto riguarda il progetto di Aymen, il partito 2.0, è ancora agli inizi, trovate un po' di cose qua e qua. Su di lui hanno scritto pure in Svezia. Sì, l'articolo è in svedese quindi non si capisce una mazza. Però la foto è coattissima. Sono orgogliosa del mio amico corsaro che sfida le intemperie.




Aggiornamento (febbraio 2014):
il progetto di Aymen è finalmente online e ora si chiama moua.tn (si prega di cliccarci sopra) ...vi rivelerò ciò che ho colto a scoppio ritardato, e cioè che .tn è la sigla per la Tunisia, ma "mouatn" = مواطن  letto tutto insieme vuol dire "cittadino"! E' molto interessante: trattasi di un social network per la partecipazione attiva alla vita politica della Tunisia, tramite proposte di idee e crowdsourcing (per le capre in informatica come me, ve l'ho detto, in soldoni è il principio di wikipedia), e con una sezione dedicata specificamente alla discussione degli articoli della nuova costituzione. Qui spiega un po' come funziona (testo in francese + presentazione in inglese).

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